Identità e liturgie associative

Si discute del futuro dell’associazione. Si mettono sul tavolo i temi su cui decidere. Alcuni sono dei “classici”: il ruolo dell’associazione ed il rapporto con le imprese, il ricambio generazionale, la cultura. Altri sono nuovi: la legalità, l’onestà. Altri infine sono sparsi qua e là: i servizi alle imprese, il nuovo modo di fare lobbying e fare trade, come conciliare essere movimento valoriale e sindacato di imprese. Ma la vera domanda è: come sostituire il vecchio collante associativo con nuovi elementi unificanti che non siano i tradizionali fattori ideologici, religiosi o etnici? È il tema dell’identità quello che dovrebbe essere affrontato prima di tutto. E stiamo parlando della prima metà del problema. L’altra metà è costituita dalle modalità di lavoro: come ci si confronterà? E come si deciderà? Le vecchie identità si fondano sul ritualismo delle liturgie associative: gruppi di lavoro, congressi locali e nazionali, viaggi e cene, relazioni introduttive e dibattito. Documenti finali – frutto di compromessi e mediazioni – che concludono il cerimoniale ma che non vanno a incidere sulla sola domanda che a tutti interessa: chi ha vinto?


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