Le case della Cooperativa non sono case operaie

“Anni fa, una compagnia cooperativa edificò, verso Capodimonte, un falansterio di case operaie, chiare, pulite, strettine, ma infine igieniche: per quanto restringesse i prezzi, non potette dare i suoi appartamentini, a meno di trentaquattro lire al mese. Nessuno operaio vi andò. Vi andarono degli impiegati con le famiglie, qualche pensionato, gli sposetti poveri, insomma una mezza borghesia che vuol nascondere la sua miseria e avere la scaletta di marmo. Quel grandissimo edificio resta lì a far prova della miseria napoletana: anzi, gli scrupolosi e borghesi che vi abitano, punti nel loro presuntuoso amor proprio, da coloro che li accusavano di abitare le case operaie, hanno fatto dipingere a grandi caratteri questa scritta sull’ingresso maggiore: le case della Cooperativa non sono case operaie. Iscrizione crudele e superba”. (Matilde Serao, Il ventre di Napoli, 1884)


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