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Dodici punti per l’analisi strategica della propria azienda
È possibile analizzare il posizionamento e la capacità strategica della propria azienda puntando su 3 grandi obiettivi, ovvero: 1) soddisfare le esigenze della clientela; 2) mantenere un vantaggio competitivo; 3) far leva sui punti di forza. A sua volta ognuno di questi obiettivi si articola in 4 punti. Seguite questa check-list e non ve ne pentirete.
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L’azienda non fa sport
Da anni assistiamo a meravigliose conferenze tenute nelle business school, nelle aziende e perfino nelle università o nelle scuole superiori, da allenatori di pallacanestro, pallavolo o rugby che illustrano le regole auree del gioco di squadra, del lavorare in team, della mentalità vincente. Sono conferenze bellissime (con effetti “WOW” a non finire), in cui lo spettatore, manager o imprenditore che sia, viene calato nel segreto dello spogliatoio alla ricerca della formula magica per vincere le sfide che quotidianamente deve affrontare nella sua azienda.
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Le persone nella fabbrica 4.0
La produzione snella e flessibile richiede una “fabbrica integrata”, ad elevato tasso di automazione e digitalizzazione. La fabbrica automatizzata rende il lavoro delle persone meno faticoso e pericoloso, e meno soggetto agli arbìtri ed alle prevaricazioni delle gerarchie intermedie. È la fabbrica 4.0, dove cadono i confini fra lavoro operaio ed impiegatizio, le divisioni gerarchiche, i conflitti di classe.
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Essere mortale
“Se non siete capaci, senza aiuto, di usare i servizi igienici, mangiare, vestirvi, lavarvi, controllare gli sfinteri e spostarvi – le sei «attività quotidiane di base» – allora non avete i requisiti basici per l’autosufficienza fisica. Se da soli non riuscite a fare la spesa, prepararvi i pasti, tenere in ordine la casa, fare il bucato, prendere le medicine, usare il telefono, spostarvi con i mezzi di trasporto e maneggiare i soldi – le otto «attività strumentali della vita quotidiana» – allora vi manca la capacità di vivere per conto vostro in sicurezza.
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La differenza fra teoria e pratica
Fino a pochi anni fa le fotocopiatrici erano presenti in tutti gli uffici del mondo (ed in molti casi lo sono ancora). Un loro guasto rischiava di bloccare il lavoro di tutto il personale. A tal scopo le aziende fornitrici disponevano di centinaia di tecnici che viaggiavano da un cliente all’altro per riparare in tempi rapidi le macchine che si bloccavano.
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L’imprenditore nella rete
Sempre più spesso si parla delle reti d’impresa come soluzione ottimale per la crescita e l’innovazione delle PMI. Non è una novità, se ne parla da anni. Ciononostante, le esperienze di reti d’impresa sono ancora estremamente limitate. Le cause della loro scarsa diffusione sono molteplici. La principale è di tipo culturale e organizzativo.
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Come decidi, sbagli
“Un tempo amavo sostenere che le decisioni che ogni manager è chiamato a prendere possono essere classificate in tre categorie.
Definivo del “primo tipo” quei casi in cui la scelta influenza effettivamente il futuro aziendale, in senso positivo o negativo. Altri problemi sono del “secondo tipo”: comunque si scelga si fa bene e la qualità della decisione è irrilevante, pur di operare rapidamente.
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Quali imprese hanno reagito meglio al lockdown?
Il lockdown dei primi mesi del 2020 ha bloccato del tutto alcune imprese e ha costretto chi è rimasto aperto ad inventare nuove soluzioni operative per affrontare l’emergenza da Covid, e non solo dal punto di vista della sicurezza sanitaria, ma anche da quello della continuità produttiva nei reparti e negli uffici.
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Le favole aziendali
Le favole, si sa, piacciono perché dallo scontro fra il bene ed il male inevitabilmente finisce col bene che trionfa sul male. Anche le aziende sono spesso oggetto di narrazioni favolistiche, con alcune differenze: bene e male cambiano a seconda dei tempi e di chi racconta la storia.
In passato le aziende sono state descritte come “un’industria spietata che dà da vivere agli operai spremendoli fino alla morte” (Upton Sinclair, La giungla, 1906), luoghi dove regnano alienazione, sfruttamento, mobbing.
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La resilienza organizzativa
Dall’inizio della pandemia da Covid 19 molti hanno iniziato a parlare di resilienza, con riferimento alla capacità di un’organizzazione di fronteggiare una crisi di così grande portata. Il termine resilienza è diventato molto popolare anche grazie al fatto che un noto “imprenditore influencer” italiano se lo è fatto tatuare su una mano.
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