Viviamo a Babele

Quando si inizia a collaborare in modo stabile con partner stranieri bisogna tener conto delle differenze culturali esistenti da paese a paese. Fin dagli anni ’70 Geert Hofstede individuò una serie di fattori culturali da considerare con la massima attenzione al fine di creare le basi per una solida collaborazione ed evitare spiacevoli “incidenti diplomatici”. Da paese a paese ad esempio cambia l’orientamento temporale di una cultura. Vi sono forti probabilità di conflitto fra chi ha un orientamento a lungo termine e chi lo ha a breve termine. Chi proviene da una cultura orientata al breve termine fa fatica a capire chi è abitato a risparmiare, ad essere perseverante e a rispettare il tradizionale sistema di relazioni. Si tratta di dimensioni su cui ad esempio è netta la differenza fra Stati Uniti e Cina. Altro fattore da considerare è la percezione della “distanza gerarchica”, ovvero “la sensazione del grado di differenza tra chi detiene il potere e chi vi è sottomesso”. Nei paesi dell’Europa del sud e nei paesi arabi l’indice di distanza gerarchica è più alto, e un dirigente ritiene normale esibire in ogni occasione il suo potere: si aspetterà rispetto dai suoi subordinati, anche attraverso determinati comportamenti formali improntati a riverenza e timore. Se questo dirigente si trova a lavorare con subordinati che provengono da un paese di breve distanza gerarchica farà fatica ad accettare di discutere con questi. A loro volta i subordinati insisteranno per essere ascoltati, e si sentiranno legittimati a criticarlo apertamente in caso di rifiuto.


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