Le fusioni fra associazioni

Continuano nei territori i processi di fusione e aggregazione tra associazioni di rappresentanza appartenenti alle stesse sigle. La parola d’ordine è la volontà di rafforzare la presenza dell’associazione nei territori e di aumentare l’efficienza gestionale delle strutture.

L’obiettivo dell’efficienza gestionale è evocato in particolare quando si parla dei servizi agli associati: lo scopo dichiarato è quello di ottenere economie di scala e maggior produttività.

Si tratta di un obiettivo particolarmente adatto ai servizi di base (contabilità, paghe, formazione, informazioni generali), ma meno incisivo nel caso di servizi a forte contenuto consulenziale, dove le economie di scala e l’impatto dell’ICT non costituiscono fattori determinanti per il successo.

L’obiettivo dell’efficienza è citato spesso anche quando si affrontano le attività caratteristiche delle associazioni, ovvero quelle di rappresentanza e lobbying. Le grandi dimensioni organizzative (nr di associati, nr di addetti, fatturati dei servizi), tuttavia, risultano raramente determinanti per il successo di una azione di rappresentanza degli interessi e di lobbying. Vi è a volte anzi il pericolo che una eccessiva centralizzazione di apparati e regole renda meno efficace il lavoro costruzione di feconde relazioni con gli attori istituzionali ed economici nei diversi territori. In altri termini, la rappresentanza efficace degli interessi economici e sociali delle imprese associate non è questione di dimensioni organizzative, quanto della capacità locale di creare aderenza, legittimazione politica e sindacale a livello territoriale.

E così, se consideriamo molte delle esperienze finora condotte, il quadro organizzativo che ne risulta è sostanzialmente quello di un compromesso, in cui si centralizzano le strutture di servizio, e si lasciano decentrate quelle di rappresentanza.

Per quanto riguarda poi la governance della nuova struttura associativa, vengono normalmente introdotti meccanismi istituzionali finalizzati a garantire gli equilibri fra le diverse associazioni nella determinazione non solo degli organismi di governo, ma anche delle strutture manageriali, con regolamenti interni e accordi informali degni dei migliori governatorati bizantini.

Ad una lettura superficiale, molti progetti di fusione, una volta avviati, sembrano andare a rilento apparentemente perché prevalgono radicati campanilismi locali e blocchi di potere. In realtà gli ostacoli consistono spesso nel fatto che non sempre le cose all’interno dell’associazione stanno come appaiono da fuori.

Per evitare brutte sorprese, prima di avviare progetti di fusione è bene quindi svolgere analisi interne complete e attendibili, valutare i patrimoni, le competenze e il potenziale del personale, stabilire regole per dirimere i conflitti futuri, e scegliere tra una guida unica o collegiale.

È inoltre fondamentale lavorare per creare un buon feeling interpersonale tra i vertici manageriali, in modo da affrontare con serenità i punti critici che inevitabilmente si presenteranno. La progettazione e la realizzazione organizzativa devono essere curate in modo da creare una nuova struttura produttiva e coerente, basata su un modello completamente nuovo o su un collage di strutture preesistenti, a seconda delle esigenze.

Per fare questo, la nuova struttura deve far leva sul sistema nervoso dell’associazione, ovvero sulle infrastrutture di rete, le piattaforme ICT e i sistemi di selezione, formazione e gestione dei vertici direttivi e manageriali. Solo in questo modo si giunge a una vera integrazione associativa, che combini la presenza sul territorio con la condivisione di conoscenze, valori e obiettivi comuni.

I processi di fusione fra associazioni di rappresentanza degli interessi devono evitare i pericoli di sottovalutazione degli aspetti organizzativi e della mancanza di attenzione alla cultura e all’identità delle associazioni coinvolte, pena il fallimento della fusione.

Infine, non va dimenticato un effetto ulteriore delle fusioni fra associazioni locali, che è quello di sovrapporre sempre più le nuove rappresentanze sovraprovinciali a quelle regionali, aumentando il rischio di confusione, accavallamenti, scavalcamenti.


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