La razionalizzazione

Quando le cose vanno male, quando non si sa dove sbattere la testa, si ricorre a parole magiche, pronunciate con enfasi e atteggiamento solenne. Una di queste è “razionalizzazione”, invocata come obiettivo e giustificazione per interventi organizzativi spesso drastici. Nei manuali aziendali si parla di razionalizzazione per indicare una serie di misure volte al raggiungimento della medesima produzione con un minor consumo di risorse o all’aumento della produzione con lo stesso numero di risorse (per dirla in breve: più efficienza). Molti dirigenti in realtà quando parlano di razionalizzazione hanno in mente tutt’altro, ovvero come giustificare in modo perentorio ed indiscutibile un intervento assolutamente irrazionale. Sanno che il segreto sta nell’essere i primi a pronunciare la parola magica, in modo che tutti coloro che successivamente faranno obiezioni ai loro “piani di razionalizzazione” potranno essere accusati di essere “irrazionali”.

Normalmente un intervento di razionalizzazione comporta l’introduzione di sofisticate strumentazioni manageriali quali budget, controllo di gestione, etc.: il risultato è che mentre prima ci si indebitava a caso, dopo lo si fa con metodo, con tanto di tabelle e grafici. Per fortuna di solito ad un lento  processo di razionalizzazione segue un rapido ritorno alla situazione precedente.


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