Il socio sindacalizzato

Per quale motivo il socio di una cooperativa di lavoro si iscrive ad un sindacato? Per quale motivo cioè si iscrive ad una organizzazione che ha come scopo quello di difendere gli interessi ed i diritti dei lavoratori dipendenti nei confronti dei datori di lavoro? Per quale motivo, visto che il socio è il datore di lavoro di se stesso? La scelta di iscriversi, apparentemente paradossale (socio-lavoratore e socio-proprietario sono la stessa persona), ha molte ragioni. L’azione dei sindacati nelle cooperative ha spesso fruttato ai soci migliori condizioni contrattuali rispetto alle analoghe imprese di capitali: maggior presenza di contratti a tempo indeterminato, superiori condizioni retributive e normative, diffusa presenza di prestazioni di welfare. La conseguenza di tutto questo? Prendiamo il caso della cooperativa di lavoro Midello (nome di fantasia). Sulla base di un patto di non belligeranza fra direzione della cooperativa e sindacato, quest’ultimo è stato libero per anni di fare iscritti e di vedere assecondate le proprie richieste. In cambio il sindacato ha sempre appoggiato la rielezione dei vertici aziendali. L’esito di tale politica è oggi è sotto gli occhi di tutti: partecipazione istituzionale solamente formale, bassa produttività a fronte di un elevato costo del lavoro, rigidità organizzativa, vertici aziendali senza ricambio sostanziale. E, soprattutto, incapacità di reagire con flessibilità alle situazioni di crisi. Il caso della cooperativa Midello non è isolato. Poche sono ancora le cooperative in cui la partecipazione ad assemblee e riunioni è alta e non solo formale, dove sono in vigore sistemi di incentivazione basati sui risultati, dove i soci sono costantemente coinvolti in iniziative di innovazione organizzativa e gestionale. Sono casi in cui vi è una forte selezione dei soci in entrata, dove non c’è strapotere sindacale, dove il lassismo del socio non è tollerato. Sono, in altri termini, i casi in cui le potenzialità del modello cooperativo sono sfruttate al massimo, dove il senso di appartenenza del socio si basa su un chiaro interesse alla buona gestione aziendale, dove non ci si rapporta alla propria cooperativa come se fosse una controparte contrattuale.

 


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Una risposta a “Il socio sindacalizzato”

  1. In cooperativa il socio è portatore di due distinti interessi, in quando dipendente e in quanto proprietario. Una corretta dialettica tra rappresentanza proprietaria e rappresentanza sindacale sarebbe auspicabile e utile…. anche perchè il confronto si presenterebbe equilibrato da una delega di pari livello. Questa dialettica è osteggiata da entrambe le parti: la presidenza/direzione perchè è più comodo fare riferimento ad una supposta autogestione delegata ininfluente, mentre il sindacato rimane duro e puro facendosolo la controparte. Gli accordi che ne derivano sono un compromesso al ribasso su interessi poco nobili… QUASI SEMPRE…

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