In questi giorni girano voci sulle cause “non naturali” del sisma che sta colpendo l’Emilia. Sono voci che parlano di esperimenti militari sotterranei, di prelievi industriali dal sottosuolo, e simili.
Nel 1969 in Francia, ad Orléans, si sparse la voce secondo cui numerose ragazze erano state rapite e finite nella “tratta delle bianche”. Secondo tale voce i rapimenti avvenivano all’interno di negozi di abbigliamento gestiti da commercianti ebrei. Questa notizia scatenò il terrore in città: a lungo le ragazze non uscirono più da sole, nessuno entrò nei negozi gestiti da ebrei. La polizia tuttavia non aprì mai un’inchiesta sul caso e nemmeno le autorità locali presero provvedimenti. Il filosofo e sociologo Edgar Morin andò sul posto con la sua équipe e arrivò alla conclusione che nessuna ragazza – nessuna – era scomparsa ad Orléans in quei mesi. La voce falsa era stata messa in giro per scherzo da alcuni liceali e poi aveva preso piede. Morin scrisse che la voce falsa fece leva su diffusi sensi di colpa e desideri inconsci di rassicurazione. Fu poi creduta perché tutti ne parlavano, e i giornali facevano da grancassa.
Pare non basti smentire una voce falsa in modo inequivocabile. Non è nemmeno sufficiente ridicolizzarla. Niente può convincere chi a quella voce aveva creduto in buona fede e ne era rimasto profondamente coinvolto a livello emotivo. A ciò va aggiunto che è difficile fare marcia indietro quando si prendono posizioni pubbliche; anzi molti cercano a quel punto di radicalizzare la voce falsa nella speranza di coinvolgere più persone e di dimostrare così che le proprie posizioni sono effettivamente “vere”. E il fatto che – come a Orléans – le autorità non parlino viene interpretato come prova certa di complicità.
Edgar Morin, Medioevo moderno a Orléans, RAI-ERI, 1991 (ed. or. La rumeur d’Orléans, 1969).