La nascita della bomba atomica

“Dopo che ero arrivato a Los Alamos mi chiesero di sospendere il lavoro col mio gruppo e andare a dirigere il gruppo IBM. La squadra era in gamba, anche se in nove mesi avevano risolto solo tre problemi. Erano stati tenuti all’oscuro di tutto. L’esercito aveva selezionato gli studenti più brillanti, e dotati per la tecnica, per inserirli in uno speciale distaccamento ingegneri: li avevano spediti a Los Alamos e sistemati in baracche, senza dire loro assolutamente nulla, e li misero al lavoro. Dovevano lavorare su macchine IBM, perforando sulle schede numeri per loro senza senso. Logico che procedessero come lumache. Dissi a Oppenheimer che bisognava spiegare loro lo scopo del lavoro; lui andò a parlare a quelli della sicurezza e ottenne, in via straordinaria, l’autorizzazione a farmi tenere una conferenza. I ragazzi uscirono entusiasti. «Stiamo combattendo anche una guerra! ». Finalmente vedevano lo scopo finale, capivano il senso dei numeri. Se la pressione aumentava, veniva liberata più energia! Fu un cambiamento radicale! Cominciarono a darsi da fare, a cercare di fare meglio. Migliorarono i procedimenti, lavoravano di notte senza bisogno di supervisione: non avevano più bisogno di nulla, capivano tutto. E inventarono molti dei programmi che abbiamo poi utilizzato. I ragazzi facevano scintille, ed era stato sufficiente spiegare loro cosa stavano facendo. Se prima avevano risolto tre problemi in nove mesi, ora riuscimmo a risolverne nove in tre mesi, circa dieci volte di più” (da R. Feynman, Il piacere di scoprire, Adelphi)


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