È scontato dire che l’innovazione è la strada obbligata per la competitività aziendale. Meno scontato è capire come organizzare la propria attività in modo tale che l’innovazione si trasformi da obiettivo a realtà.
Si è visto in innumerevoli casi che la continua innovazione tecnologica non è sufficiente a trascinare con sé una altrettanto continua innovazione manageriale e, soprattutto, culturale. A fronte di ingenti investimenti in impianti e sistemi automatizzati, integrati e “intelligenti” non abbiamo quasi mai assistito ad una evoluzione dei sistemi organizzativi e gestionali in sistemi agili, flessibili, reattivi.
Alla gigantesca forza della tecnologia raramente si è affiancata una altrettanto gigantesca evoluzione del pensiero manageriale. Troppo spesso si ragiona ancora in termini di “cicli pianificazione – produzione”, di esclusività di poteri e informazioni, di netta separazione fra ideazione ed esecuzione. Eppure, già dagli ’90 del secolo scorso alcuni sindacalisti illuminati come Vittorio Foa individuavano la necessità di ricercare “la libertà dentro il lavoro”, ridefinendo le basi del confronto capitale-lavoro. Ma le resistenze a tale “ricerca di libertà” ancora prevalgono nelle menti di tanti imprenditori, manager (e sindacalisti).
La rottura dei vecchi modelli gestionali passa infatti attraverso il forte coinvolgimento di tutte le persone coinvolte nei processi organizzativi. Tale coinvolgimento presuppone un forte aumento delle informazioni a loro disposizione, delle loro prerogative decisionali, delle loro connessioni interne ed esterne all’organizzazione.
Un aumento della loro cultura e del loro potere sconvolge gli equilibri faticosamente creati in tanti anni di gestione e di studio: questa è la principale ragione delle resistenze al cambiamento organizzativo.
Nell’epoca delle reti e dei network economici, anche le organizzazioni devono ridefinire i propri confini e le proprie strutture in termini di reti, interconnessioni, apertura, condivisione. E nell’epoca delle interconnessioni la risorsa fondamentale diviene l’accesso alle informazioni e alle decisioni, che non può essere limitato a pochi soggetti, ma deve essere diffuso e pervasivo. Questa è la sfida che non può essere rinviata ulteriormente, pena l’implosione dei sistemi tecnologici a causa della arretratezza delle infrastrutture culturali di chi dovrebbe trainare l’innovazione, ed invece la frena.