Da giovane “ti escono da dentro”

Jobs ricorda di essersi sentito ammutolire una sola volta in vita sua: in presenza di Bob Dylan. Dylan suonò vicino a Palo Alto nell’ottobre del 2004, quando Jobs si stava riprendendo dal primo intervento chirurgico per cancro. Dylan non è un estroverso come Bono o Bowie: non è mai stato amico di Jobs né ha mai tenuto a esserlo. Lo ha però invitato a fargli visita nel suo albergo prima del concerto. Ricorda Jobs: “Sedemmo fuori, nel patio davanti alla sua stanza, e parlammo per due ore. Ero molto nervoso, perché era uno dei miei idoli. Inoltre, temevo che non fosse più intelligente come una volta, che fosse la caricatura di se stesso, come capita a un sacco di gente. Invece la conversazione mi deliziò. Era intelligentissimo. Era tutto quello che avevo sperato fosse. Era anche molto aperto e franco. Mi parlò della sua vita e dello scrivere canzoni. Disse: «Mi uscivano da dentro, non è che dovessi comporle. Non mi succede più. Non riesco più a scriverle così, di getto». Poi fece una pausa e mi disse con la sua voce rauca e un accenno di sorriso: «Ma so ancora cantarle». (sempre da: Steve Jobs, di Walter Isaacson).


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