Il talent management

Una recentissima ricerca (Ambrosetti, Talent Management Survey, luglio 2012) rileva, tra l’altro che “Nel complesso, sembra quindi che i processi di Talent Management nelle realtà italiane siano più orientate alla motivazione e gestione dei talenti interni all’organizzazione, mentre incontrino maggiori difficoltà nel rapportarsi con la gestione dei talenti esterni alla stessa”. A parte l’italiano zoppicante, la ricerca mette in luce il fenomeno della “caccia al talento”. Le aziende cercano i migliori talenti, anzi: vogliono solo talenti. Nascono figure come i cacciatori di talenti, i talent scout. Addirittura si propongono leggi per favorire il ritorno dei talenti emigrati all’estero. Il mito del talento presuppone che siano le persone molto talentuose, molto dotate, molto intelligenti a rendere talentuose, dotate, intelligenti le organizzazioni. Di solito è vero l’opposto. Sono le organizzazioni ben gestite e con mission innovative che rendono migliori le persone. Anche il miglior talento affonda quando è immerso in un contesto burocratico, in un sistema non meritocratico. Le migliori aziende non sono piene di superstar, ma di gente che lavora sodo ed ha ben chiaro il senso di quello che fa, apprezza il lavoro e i colleghi, è orgogliosa dell’organizzazione per cui lavora.


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