Memorie di un responsabile ICT

“Sono andato in pensione un anno fa. Dopo aver iniziato in società di consulenza, ho lavorato per 30 anni nella stessa azienda. Sono partito da analista fino a diventare responsabile del settore informatico. Per l’esattezza il mio ultimo ruolo ricoperto è stato “Direttore ICT Digitali”. Gli ultimi anni li ho passati a stretto contatto con l’Amministratore Delegato, dato il crescente peso degli investimenti informatici e digitali nei budget aziendali. Nel corso del tempo il successo nel nostro business è stato sempre più legato alla capacità di ridurre i tempi e la complessità dei processi decisionali e alla ottimizzazione del passaggio di informazioni fra tutte le funzioni. E dato che tale capacità dipendeva sempre più dal tipo di strumentazione informativa e digitale utilizzata, mi sono trovato ad essere sempre più coinvolto nel decidere investimenti tecnologici che fossero collegati con la strategia aziendale. Inoltre, dovevo aiutare il mio AD a capire anche una serie di implicazioni più specifiche, come ad esempio il passaggio dell’investimento da una generazione tecnologica a quella successiva, o gli impatti delle scelte tecnologiche dal punto di vista finanziario o della formazione del personale.

Quando ho iniziato a lavorare, il mio responsabile dei sistemi informativi di allora difendeva il nostro nucleo tecnologico, e creava un vero fortino contro le “incursioni” provenienti delle altre funzioni aziendali. Quando è toccato a me fare il responsabile, ho lavorato molto per poter gestire tutti le evoluzioni che in questi anni hanno investito la funzione informatica, compresa la crisi derivante dal passaggio al web e poi al cloud. Per chi, come me, è cresciuto all’interno della funzione, non è stato facile affrontare la caduta delle tradizionali separazioni fra la mia area e gli altri settori aziendali, e lavorare sempre più fianco a fianco ad altri responsabili, partecipando a riunioni direzionali, fornendo supporto operativo a tutta l’azienda. E dedicando sempre più tempo alla formazione dei miei interlocutori, affinché potessero capire sempre meglio caratteristiche e potenzialità delle tecnologie di informazione e digitali.

Nel corso del tempo mi sono trasformato in una specie di “ibrido”. Ho dovuto studiare cose nuove, per analizzare grandi quantità di dati a fini commerciali, o per definire strategie di ottimizzazione delle catene di fornitura e logistiche. Non sono mancati momenti di grande frustrazione di fronte alle continue e crescenti richieste di supporto per aumentare l’efficienza dei processi aziendali o per analizzare nuovi mercati, nuovi servizi e nuovi prodotti, per velocizzare i processi e ridurre i costi. Più volte mi sono trovato in difficoltà perché capivo di non possedere il bagaglio di competenze necessario per rispondere a queste domande. A volte ho dato risposte inadeguate, soprattutto perché non capivo bene il mio ruolo. Mi è capitato di assumere posizioni di acritica collaborazione, e di avallare progetti irrealizzabili, o inutili o troppo costosi. Altre volte ho assunto atteggiamenti di chiusura, creando conflitti e accuse di rigidità e conservatorismo. Infine, vedevo i responsabili di funzione che vivevano con disagio il fatto di vedere i propri budget sempre più condizionati da investimenti in tecnologie che non padroneggiavano.

Ad un certo punto abbiamo capito che il mio ruolo doveva far capo direttamente all’Amministratore Delegato, in modo che fossi responsabilizzato fino in fondo sull’andamento del business aziendale. Nel momento in cui il mio incarico è stato posizionato in modo stabile fra quelli al vertice della piramide aziendale, mi è stato consentito – a me ed ai miei collaboratori – di arricchire le nostre competenze tecniche specialistiche con altre competenze, che andavano da quelle di business definition a quelle finanziarie, da quelle sui processi organizzativi a quelle di risk management. Un altro importante passaggio è stato quando i responsabili di funzione sono diventati essi stessi responsabili delle tecnologie informatiche e digitali da loro adottate, in quanto avevamo capito che solo loro erano in grado di valutare come l’innovazione tecnologica impattava sui sistemi operativi e contabili della propria funzione. Coerentemente, il sistema di valutazione ha inglobato anche la loro capacità di utilizzare tali tecnologie all’interno della propria area funzionale.

Concludo dicendo – col senno di poi – che se potessi tornare indietro lavorerei di più per creare in azienda una vera “passione” per le tecnologie informatiche e digitali. Serve una consapevolezza diffusa a tutti i livelli che queste saranno sempre più la principale risorsa per sviluppare nuovi prodotti e servizi, servire il mercato, comunicare l’interno e all’esterno, strutturare le relazioni organizzative”.


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