Secondo Jared Diamond i fattori alla base del fallimento di un popolo sono fondamentalmente tre:
- il popolo non riesce a prevedere il sopraggiungere di un problema: non avendo mai fatto esperienze simili, non ne immagina nemmeno la possibilità. Oppure ha dimenticato le esperienze passate. Oppure cade nella falsa analogia (come i francesi quando costruirono la Linea Maginot).
- Il popolo non si accorge che il problema esiste. Alcuni problemi sono impercettibili ai loro esordi (es. il cambiamento climatico). O sono molto distanti geograficamente e le informazioni non circolano.
- Il popolo si accorge del problema, ma non prova a risolverlo. Questo capita quando prevale una logica opportunistica fra la popolazione, una visione utilitaristica, egoista, di breve periodo. O a causa presenza di veti e tabù religiosi.
Oggi abbiamo conoscenze e tecnologie in grado di analizzare, prevedere e informare. Non è detto che questo eviti il verificarsi di certi errori (come quello della falsa analogia), ma certamente siamo più attrezzati rispetto al passato per contrastare i primi due tipi di fenomeni.
Siamo invece particolarmente vulnerabili di fronte al terzo tipo di fallimento. È il fallimento che nasce dalla mancata condivisione del senso del bene comune. La conseguenza è che i membri di una comunità non condividono più gli stessi valori e “saccheggiano” i beni collettivi senza preoccuparsi della sostenibilità futura.
Tutto questo può essere evitato solo se i confini territorio e i suoi membri sono ben definiti. Se le persone imparano a fidarsi l’una dell’altra e a comunicare fra di loro. Se si aspettano di condividere il cammino in futuro e di lasciare le risorse comuni in eredità ai propri figli. Se sono in grado di organizzarsi e di sorvegliare loro stessi il bene comune in modo legale.
(Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere, di Jared Diamond, Einaudi)