Il libro “Latte soldi e politica” è un lunga e interessante intervista a Luciano Sita sulla sua esperienza come presidente del Gruppo Granarolo. “Vent’anni di battaglie tra gli scandali della prima Repubblica e i crac di Cragnotti e Parmalat” recita il sottotitolo, puntando l’attenzione su alcune vicende importantissime della gestione di Sita, ma certo non le sole.
Sita racconta come funzionavano (o non funzionavano) le cose nemmeno tanti anni fa: le cooperative bianche e rosse, gli equilibrismi fra comunisti, democristiani e socialisti nella distribuzione delle cariche non solo sociali ma anche manageriali.
È estremamente interessante poi leggere i retroscena di operazioni di grandissima portata, come l’acquisizione della Centrale del latte di Milano e della Yomo, o il progetto del latte di alta qualità.
Tra le tante vicende raccontate nel libro cito due passaggi, che hanno a che fare col tema della governance, oggi di grande attualità. Sita ricorda che agli inizi del 1991 “dissi che andava snellito il Consiglio di Amministrazione, divenuto una specie di parlamentino agricolo con ben 37 rappresentanti più 5 membri del collegio sindacale indicati da tutte le componenti cooperative e professionali del mondo agricolo” (pag. 36). Poco dopo il CdA passò a 15 membri, più 3 del collegio sindacale.
Anche le consulenze sono un argomento che riguarda la governance, specie sotto il profilo del livello di responsabilizzazione e competenza del management aziendale: “Avevamo un contratto di consulenza con Arthur Andersen che aveva numerose persone alloggiate in diversi uffici e in un container su un ampio terrazzo della palazzina degli uffici. Incontrai un loro dirigente che mi presentò il lavoro fatto (ero stato informato dei costi della consulenza e dei progetti sui quali lavorava) e le proposte per avviare altri cantieri per diverse centinaia di milioni di spesa. Lo ascoltai e gli dissi che avrei comunicato le nostre decisioni. I collaboratori più stretti mi avevano però chiarito che, oltre a non disporre della sostenibilità per ulteriori investimenti, la consulenza si era esercitata molto nel fare e ben poco nell’istruire, sostituendosi di fatto a dirigenti e quadri dell’azienda. Quindi decidemmo di interrompere in via immediata quel costosissimo rapporto” (pag. 47).
La storia del Gruppo Granarolo qui raccontata è esemplare quindi anche sotto il profilo della governance cooperativa. In Granarolo, come scrive Gianpiero Calzolari nella prefazione: “Coltiviamo un grande rispetto per i nostri stakeholders, ma non è consentita nessuna ingerenza sulle scelte che competono alla responsabilità del consiglio di amministrazione e del management”.
(Luciano Nigro e Luciano Sita, Latte soldi e politica, ed. Il Mulino, 2017).