Quando si ignora la cultura

Alla fine le cooperative X e Y arrivarono a fondersi. Si trattava di imprese di successo in due settori complementari, e vi era la ragionevole prospettiva che dalla loro fusione potesse nascere un’impresa leader. Le analisi economiche e di mercato concordavano: il nuovo soggetto imprenditoriale aveva tutte le caratteristiche patrimoniali, tecniche e commerciali per avere successo. Il presidente della cooperativa X accettò di buon grado di lasciare la presidenza al collega delle cooperativa Y: era ormai prossimo alla pensione, non vi erano dietro di lui figure adeguate per sostituirlo. Era convinto che la fusione con la cooperativa Y fosse un buon modo per garantire un futuro prospero ai suoi soci. Il presidente della cooperativa Y prese atto con soddisfazione di questa scelta: aveva condotto la sua cooperativa al successo grazie ad un eccezionale impegno personale e si era circondato di collaboratori fedeli e disciplinati. Nella cooperativa X si lavorava in squadra, si dava fiducia a tutti, c’era un po’ di caos a volte, ma tutti si aiutavano e nessuno si tirava indietro di fronte ai problemi. Nella cooperativa Y la gestione era molto regolamentata e le gerarchie erano chiare. Il nuovo presidente sapeva che la cooperativa X aveva forti competenze tecniche ed era convinto che questo avrebbe determinato un salto di qualità per tutti. Non esitò ad applicare il proprio modello organizzativo fatto di gerarchia e stretto controllo a tutta l’azienda unificata. Dopo sei mesi gran parte dei tecnici della cooperativa X aveva abbandonato l’azienda.


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